Villa Hike

Sede dell’ufficio politico della Brigata Nera “Aldo Resega” e del “Gruppo David”, un servizio speciale di spionaggio e controspionaggio diretto da Tommaso David.

Presso Villa Hike, in via Ravizza 51, aveva sede l’Ufficio politico investigativo della Brigata nera Aldo Resega, il quale era addetto allo spionaggio antipartigiano. Qui ventiquattro agenti, sei uomini e diciotto donne (in base a quanto segnalato dal servizio di informazioni del Clnai – Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), operavano alle dipendenze di Tommaso David, alias prof. D’Amato, alias dr. De Santis, settant’anni, ex tenente colonnello della milizia ed ex squadrista. Lo stesso dirigeva un’organizzazione nota come «Gruppo David» o «Gruppo S. A. Sabotatori e Attentatori», che agiva per conto dei servizi informativi tedeschi (nello specifico dell’Abwehr I, «kommando 190» o «kommando kora», dal nome del suo comandante). Il compito era quello di reclutare e addestrare spie da inviare oltre le linee, nel territorio occupato dagli Alleati, per missioni di spionaggio e controspionaggio. L’organizzazione, costituita presso Piazza Colonna a Roma, si trasferì a Milano, dopo la liberazione della città, prima nella caserma di via Vincenzo Monti e poi a Villa Hike, in via Ravizza 51, adibita anche ad alloggio degli agenti. Di essa faceva parte anche il «Gruppo speciale A», composto esclusivamente da agenti femminili. Tra i principali compiti assegnati da Tommaso David vi era prima di tutto lo spionaggio nei confronti dei partigiani, assolto da agenti maschili e femminili in unione alla Gnr (Guardia Nazionale Repubblicana) e alla Legione «Ettore Muti». Gli altri compiti consistevano nella raccolta di materiale di propaganda dei partiti di sinistra nel territorio liberato, solitamente compiuta dalle agenti femminili; nell’accertamento delle condizioni morali e materiali delle truppe italiane che combattevano a fianco di quelle alleate; nell’obiettivo di appurare se a Roma esistesse un movimento clandestino fascista e se la popolazione civile avesse gradito il ritorno di Mussolini. Quanti erano addetti allo spionaggio nel territorio occupato dagli Alleati erano istruiti nella scuola per informatori di Milano, con sede in viale Monza. Anche le missioni per conto dell’organizzazione di spionaggio dell’Abwehr I di Milano erano di diversa natura: gli agenti raccoglievano materiale di propaganda (fogli, giornali, fogli, manifestini antifascisti); informavano sulla situazione politica ed economica del territorio liberato, sul morale della popolazione, sulle mire dei partiti antifascisti nel dopoguerra; osservavano i contrassegni degli autoveicoli, accertavano il tipo e il numero degli aerei esistenti presso i vari reparti alleati; accertavano l’esatta dislocazione e l’identità dei comandi e delle truppe di stanza. Per la raccolta delle informazioni gli agenti, una volta entrati nel territorio liberato, dovevano frequentare luoghi pubblici e conversare con militari alleati e civili italiani. Prima di partire in missione, le spie ricevevano il nome in codice e la parola d’ordine – la sigla «Ghero», che indicava l’appartenenza al reparto, seguita da un numero – un fazzoletto bianco con un messaggio segreto in inchiostro simpatico, una carta d’identità falsa, un distintivo di alluminio da partigiano del Cln (Comitato di Liberazione Nazionale). Relativamente ai compensi, ricevevano 5000 lire come premio d’ingaggio, 12.000 lire mensili e 20.000 lire al momento della partenza. Non mancavano poi le gratificazioni di «natura morale»: da parte delle autorità tedesche l’encomio e la croce di ferro di II classe, da quelle italiane la medaglia d’argento al valor militare e «l’onore» di essere ricevuti da Mussolini in persona.

Roberta Cairoli

Villa Hike