Sede dell'”Avanti!”
Sede del quotidiano socialista “Avanti!” dal 1921, fu oggetto di ripetuti attacchi fascisti.
Qui nel 1921 ebbe la sua nuova sede l’«Avanti!», storico quotidiano socialista, con la sua nuova rotativa tedesca Vomag, pesante 480 quintali, dopo che nell’aprile del 1919 i fascisti avevano distrutto la vecchia sede di via San Damiano. Ancora prima della sua inaugurazione, l’edificio di via Settala 22 fu un obiettivo privilegiato delle aggressioni fasciste. Il 25 marzo 1921, dopo l’attentato al teatro Diana di viale Piave, i fascisti assaltarono sia la vecchia sede di via San Damiano, sia il cantiere in costruzione di via Settala. Il 4 agosto 1922, due giorni dopo l’attacco a Palazzo Marino, una colonna di oltre duecento fascisti prese nuovamente d’assalto il giornale. All’inizio avevano pensato addirittura ad un bombardamento aereo, poi ripiegarono su un attacco «con una manovra avvolgente». Alcune automobili e ‘camions’ partirono dalla sede fascista di via San Marco, passarono da via Castelfidardo in direzione di porta Venezia. All’altezza di via Lazzaretto la colonna si divise: alcune macchine proseguirono per piazzale Venezia, corso Buenos Aires e via San Gregorio; altre per vie traverse raggiunsero lo stesso obiettivo: la redazione dell’«Avanti!». Pietro Nenni rimase con non più di una quindicina di persone, tra redattori e operai, chiuso per tre giorni nell’edificio, ma la sede era indifendibile, anche perché la polizia perquisiva e disarmava gli operai che si recavano al lavoro. Mentre le colonne fasciste avanzavano, le guardie regie che dovevano garantire la sicurezza del giornale si ritiravano «tra gli applausi delle camicie nere», che pur lasciarono sul terreno tre morti. Rimase ucciso anche l’operaio socialista Franchini. I fascisti riuscirono a incendiare gli uffici e a mettere fuori uso i macchinari. L’«Avanti!» sarebbe uscito di nuovo soltanto il 18 agosto.
Un nuovo assalto fascista avvenne il 29 ottobre 1922, contrastato solo inizialmente dalle guardie regie che avevano l’ordine di sparare, come previsto dalle norme dello stato d’assedio richieste dal governo Facta. Dopo che il re respinse la richiesta di Facta, i fascisti poterono completare l’opera di distruzione.
Nel 1923 l’«Avanti!» fu sequestrato sessantadue volte! Lasciò l’edificio ormai ingestibile di via Settala e si trasferì in via Paganini 10, vicino a piazzale Loreto. Soppressa nel 1926 la stampa di opposizione, l’«Avanti!» sarebbe uscito clandestinamente nel 1943 e nel 1944, fino alla prima libera edizione del 26 aprile 1945, con il titolo Milano è insorta.