Palazzo dell’Arcivescovado

Luogo dell’incontro tra il Comitato di Liberazione Nazionale e Benito Mussolini per trattare la resa il 25 aprile 1945.

In piazza Fontana si trova il palazzo arcivescovile di Milano, già rifatto nel Cinquecento da Pellegrino Tibaldi su incarico di Carlo Borromeo e ristrutturato soprattutto nella facciata nel Settecento da Giuseppe Piermarini, che disegnò anche la fontana posta al centro dell’omonima piazza.
Qui regnava dal 1929 Ildefonso Schuster, romano di origine bavarese, che aveva cercato di compromettersi il meno possibile con il fascismo, del quale rifiutava l’ideologia antiebraica e le leggi razziali, anche se ne aveva benedetti labari e insegne. Durante la guerra, dopo aver inviato un telegramma in latino al cardinale di New York Spellmann, chiedendogli di intercedere presso i militari americani al fine di ottenere una sospensione dei bombardamenti sulle città (telegramma rimasto senza risposta), Schuster cercò di ricavarsi un ruolo nell’ultima fase dell’occupazione tedesca, in modo da evitare distruzioni e massacri, ma anche una temuta «insurrezione comunista bolscevica».
Fin dal settembre-ottobre 1944 nel palazzo si svolsero incontri segreti fra il cardinale e i tedeschi. Il cardinale si offriva formalmente di agire come mediatore tra il Comando nazista e il CLN, col patto che i tedeschi si sarebbero astenuti da ogni distruzione o neutralizzazione sistematica dell’industria italiana e i partigiani si sarebbero trattenuti da azioni offensive o di sabotaggio contro le forze armate germaniche. La richiesta del cardinale al CLNAI di impegnarsi a non attaccare le truppe della Wehrmacht durante la futura evacuazione fu tuttavia respinta.
Nel suo libro Gli ultimi tempi di un regime Schuster ricorda la visita dell’ambasciatore tedesco Rahn del 19 aprile 1945, quella del 22 aprile del maresciallo Graziani che parlò a lungo, «come sogliono fare i meridionali», quella del console Wolff. La giornata storicamente più decisiva fu quando, nel primo pomeriggio del 25 aprile 1945, Mussolini si presentò al palazzo insieme a Graziani e altri, per incontrarvi i rappresentanti del CLNAI. Prima però ebbe un colloquio privato con il cardinale (che gli offrì un bicchierino di rosolio e gli regalò una vita di San Benedetto). Come è noto, alla richiesta di resa incondizionata da parte del CLNAI Mussolini chiese un’ora di tempo per dare una risposta, se ne tornò in prefettura e decise poi di partire verso Como.
Vi fu ancora un contatto tra i collaboratori del cardinale e il colonnello tedesco Rauff il 26 aprile. Il segnale della definitiva liberazione di Milano fu portato in Arcivescovado dalla visita di Antonio Greppi, nuovo sindaco della Milano liberata, nonostante l’opposizione dei partiti di sinistra del CLNAI. La visita, definita «cortese», durò mezz’ora e si concluse con il regalo al sindaco di un libro su Sant’Ambrogio. Era il 29 aprile del 1945.

Guido Lorenzetti

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