Monumento ai Morti nei campi di sterminio

Memoriale realizzato dallo studio di architettura BBPR posto a destra dell’ingresso del Cimitero Monumentale, copia di quello già lì collocato nell’estate 1945.

Passato l’ingresso del Cimitero Monumentale di Milano è subito visibile a destra il monumento dedicato a tutti i «Morti nei campi di sterminio nazisti». Fu uno dei primissimi monumenti dedicati specificamente alle vittime dei campi di sterminio in Europa, progettato e realizzato nell’estate 1945 da Enrico Peressutti e Lodovico Barbiano di Belgiojoso del noto studio di architettura BBPR, fondato a Milano nel 1932 e così detto dalle lettere iniziali dei suoi quattro componenti: Gian Luigi Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Ernesto Nathan Rogers. Banfi e Belgiojoso subirono la deportazione a Mauthausen, dove Banfi morì nel sottocampo di Gusen il 10 aprile 1945.
Il 12 agosto 1945, al termine di tre giorni di celebrazioni per il primo anniversario della strage di Piazzale Loreto, fu portata al Cimitero Monumentale una gamella, miski, contenente la terra di Mauthausen, e qui, secondo la stampa coeva, già si sarebbe trovato il monumento.
La struttura, formata da tubolari metallici dipinti di bianco, disegna una griglia tridimensionale, che nasce dall’intersezione tra le figure di un cubo e di una croce greca. Al centro, circondata da filo spinato, è posta la gamella contenente la terra di Mauthausen.
La regolarità della figura è contraddetta dalla posizione asimmetrica delle lapidi riportanti brani del Discorso della Montagna, tratto dal Vangelo secondo Matteo, che costituisce il fondamento dell’etica cristiana.
Quella oggi visibile è la terza versione del monumento, che è di fatto la ricostruzione del progetto iniziale.
La semplicità dei materiali, l’essenzialità del segno, l’esigenza di razionalità rappresentano la negazione più evidente dell’ampollosa retorica fascista. La presenza della terra di Mauthausen nel cuore della struttura lineare starebbe a indicare che la ragione può contenere e deve trattenere il germe, il mostro, della distruzione, ma che al tempo stesso sempre lo cova in sé, mai lo annienta definitivamente e, al primo cedimento, questo nuovamente la distrugge.


Massimo Castoldi

Monumento ai Morti nei campi di sterminio