Campo Giuriati

Giardino dove avvennero tre esecuzioni di partigiani nei primi mesi del 1945.

Si entra da via Ponzio 34, nella così detta Città Studi, si percorre qualche metro e sulla destra c’è un giardino, in fondo ancora a destra è il luogo dove tra gennaio e marzo 1945 avvennero fucilazioni di partigiani detenuti e sommariamente processati da tribunali fascisti.
Il primo eccidio avvenne il 14 gennaio 1945, quando un plotone del Battaglione azzurro dell’Aeronautica militare ebbe l’ordine di fucilare nove ragazzi del Fronte della Gioventù, di età compresa tra i diciotto e i ventidue anni, alcuni operai alla T.I.B.B. e alla Geloso: Sergio Bazzoni, Renzo Botta, Arturo Capecchi, Attilio Folli, Roberto Giardino, Roberto Ricotti, Giuseppe Rossato, Giancarlo Serrani, Luciano Rossi. I ragazzi erano tutti attivi e residenti nella zona compresa tra piazzale Corvetto e porta Romana e avevano maturato il loro antifascismo nelle fabbriche durante gli scioperi del marzo 1944. Furono condannati a morte dal fascista Tribunale militare regionale di guerra di Milano presieduto dal generale Pasquale Spoleti, con sentenze conservate e datate 11 e 12 gennaio 1945.
Il successivo 2 febbraio furono fucilati nello stesso luogo i gappisti, quasi tutti della 3a Brigata d’assalto Garibaldi, Luigi Campegi, Venerino Mantovani, Vittorio Resti, Oliviero Volpones, Franco Mandelli. Campegi era tra i più noti capi partigiani, aveva trentun anni ed era già stato arrestato nel dicembre 1943. Fu anche in Valsesia presso le formazioni di Cino Moscatelli. Mantovani era operaio dell’Olap e aveva quarantatré anni; Resti quarantotto, Volpones quaranta. Il più giovane Franco Mandelli apparteneva alla 182a Brigata Garibaldi e aveva soltanto vent’anni.
Recenti indagini ricostruiscono un terzo episodio, cioè la fucilazione del partigiano Luigi Arcalini, appartenente alla divisione Aliotta, brigata Crespi, nato a Voghera il 3 dicembre 1920, ivi avvenuta per opera di alcuni militi della legione Muti il 18 marzo 1945.

Massimo Castoldi

Campo Giuriati