Palazzo del “Corriere della Sera”

Il quotidiano “Corriere della Sera” fu organo di propaganda del regime, ma anche centro di opposizione durante gli scioperi del marzo 1944.

Nel 1904 il «Corriere della Sera» trasferì la sede in un palazzo dell’architetto Luca Beltrami, che era stato direttore del giornale nel 1896. Facciata liberty, fronde d’alloro, sporgenze decorative: il palazzo di via Solferino 28 doveva dare la sensazione dell’autorevolezza del quotidiano. In tipografia furono installate le quattro nuove rotative Hoe, fatte venire dagli Stati Uniti e questa nuova tecnologia permise di portare la foliazione prima a sei, poi a otto pagine.
Il «Corriere» divenne presto il più prestigioso quotidiano italiano, sia per la tecnologia all’avanguardia, sia per la perfetta organizzazione del lavoro. Era espressione degli interessi della borghesia produttiva, interpretati dal direttore Luigi Albertini, che schierò il giornale contro la politica di Giolitti e appoggiò la guerra di Libia e l’intervento nella guerra mondiale.
Nel dopoguerra il «Corriere» manifestò tutto l’orrore della borghesia conservatrice per gli scioperi e le occupazioni dei luoghi di produzione. I socialisti e gli anarchici furono definiti con frequenza «sovversivi», mentre c’era piena comprensione per i fascisti, che pure violarono in continuazione la legge con i loro assalti e le spedizioni armate contro le Case del Popolo, le redazioni dei giornali socialisti e i Comuni amministrati dai socialisti. Persino quando nell’agosto del 1922 fu assaltato Palazzo Marino, sede del Comune di Milano con la giunta Filippetti democraticamente eletta, il «Corriere» non ebbe una parola di condanna; e ciò neppure il giorno successivo, in occasione dell’assalto militare di duecento fascisti con bombe e mitragliatrici alla sede dell’«Avanti!» di via Settala.
È solo dopo il delitto Matteotti che avvenne la rottura tra il regime e il giornale, che fu sequestrato in continuazione, finché alla fine del 1925 il fascismo costrinse la proprietà a licenziare Albertini e, come tutta la stampa italiana, anche il «Corriere della Sera» fu asservito al regime.
Il 14 febbraio 1943 la sede di via Solferino fu bombardata e la direzione trasferì parte della tipografia. Dopo l’8 settembre e l’occupazione nazista di Milano, diversi redattori, tra i quali Montanelli e Afeltra, non si presentarono più al giornale.
Il grande sciopero del marzo 1944 vide protagonisti anche i tipografi del «Corriere», che per tre giorni impedirono l’uscita dell’edizione pomeridiana.
Come tutti i luoghi strategici della città, anche la tipografia del «Corriere» in via Solferino fu occupata la mattina del 25 aprile da un gruppo di partigiani comunisti e fu usata per far uscire l’edizione straordinaria de «L’Unità» con la notizia dell’insurrezione. Per qualche settimana «L’Unità» e l’«Avanti!» furono stampati in via Solferino, mentre il «Corriere della Sera» fu sospeso per decisione del CLN. Riprese dopo il 21 maggio come «Corriere d’Informazione», e nel 1946 come «Nuovo Corriere della Sera».


Guido Lorenzetti

Palazzo del "Corriere della Sera"