Memoriale della Shoah

Il Memoriale della Shoah ricorda la deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici dai sotterranei della Stazione Centrale.

In un’area della Stazione Centrale, che si estende su una superficie di circa 7000 mq nei locali sottostanti il piano dei binari, è oggi situato il Memoriale della Shoah. Il Memoriale ha avuto inizio nel 2007 ed è stato inaugurato il 27 gennaio 2013. Nei primi decenni del Novecento, questo sito era adibito allo scarico e carico della posta e aveva accesso diretto sulla via Ferrante Aporti (oggi Piazza Edmond J. Safra, 1) sul lato destro della stazione, dove si trova una grande apertura adatta all’ingresso dei camion, con all’interno un vano molto profondo. Da questo luogo, nel periodo tra il 1943 e il 1945, durante l’occupazione nazista e la Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), partirono numerosi convogli di ebrei destinati ai campi nazisti di concentramento e di sterminio, in prevalenza Auschwitz-Birkenau. Questo fu anche il luogo di partenza di alcuni convogli di prigionieri politici destinati a Mauthausen o, insieme ai deportati ebrei, al campo di transito di Fossoli. Il «carico» dei deportati avveniva in una vasta area buia, lontano da sguardi indiscreti. Il trasferimento, dal carcere milanese di San Vittore alla Stazione Centrale, veniva effettuato all’alba: i prigionieri, ammassati all’interno di camion chiusi da grandi teloni, arrivavano ai sotterranei di via Ferrante Aporti, venivano caricati con forza tra fischi, urla e latrati di cani, sui carri bestiame, che sostavano nei binari, nella parte più profonda. Poi il vagone veniva posizionato su un carrello traslatore, che si spostava sui binari di una lunga galleria sotterranea, immesso su un ascensore montavagoni e sollevato fino a raggiungere un binario di manovra all’aria aperta, da dove veniva fatto partire dopo essere stato agganciato al resto del convoglio. I deportati, circa ottanta per ogni carro, schiacciati in uno spazio molto ridotto, erano costretti a viaggiare per giorni in condizioni disumane.
In seguito all’ordine di polizia n. 5 che disponeva l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei, emanato il 30 novembre del 1943 dal ministro dell’Interno della R.S.I., chiunque identificato come ebreo, di qualsiasi età e provenienza, dopo l’arresto e il concentramento in un campo di transito, veniva deportato prevalentemente verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove in media l’80 per cento dei prigionieri ebrei di ognuno di questi convogli veniva immediatamente ucciso nelle camere a gas, senza alcuna immatricolazione.
Questo luogo, dove sorge il Memoriale della Shoah di Milano, è un documento di alto valore storico e testimoniale, per l’integrità fisica di questi spazi che, con un lavoro di scavo archeologico, sono stati riportati il più possibile al loro aspetto originario, mantenendo i segni del tempo sulle strutture in cemento armato e ferro. L’itinerario all’interno del Memoriale si sviluppa lungo questi vasti locali avvolti in una penombra spettrale, che si trovano al di sotto del binario 21. È un’esperienza che fornisce informazioni significative ed emozioni forti, che richiamano gli eventi di allora e che l’ambiente ripresenta in una luce cruda e realistica. Dal soffitto si sente provenire, intervallato da un silenzio tombale, un rumore frastornante e un forte rimbombo che scuotono tutto il piano dei sotterranei, provocati dal passaggio dei treni che si muovono sui binari soprastanti. Questo frastuono documenta l’atmosfera da incubo e il disorientamento dei deportati mentre, chiusi nei vagoni bui, venivano sollevati con il montavagoni prima che il treno iniziasse a correre, e stimola nel visitatore la percezione fisica della vicinanza tra il luogo del proprio presente e il luogo remoto della memoria storica.
Il Memoriale è composto da due parti essenziali: il luogo della Memoria, che è costituito dall’area dei binari, dove addentrandosi in profondità si possono vedere le fosse e i binari dove è collocato il Muro dei Nomi, nel quale sono impressi i 774 nomi degli ebrei dei primi due convogli, quelli del 6 dicembre 1943 e del 30 gennaio del 1944, che si diressero direttamente dalla Stazione Centrale ad Auschwitz-Birkenau e di cui solo ventisette persone sopravvissero.
Una luce tetra e grigia proviene dall’enorme apertura attraverso cui il montavagoni accedeva al piano dei binari sovrastanti.
Lungo i pilastri della campata si trovano i pannelli della mostra dedicata a persone e fatti legati a questo luogo, intitolata «Viaggio della Memoria». Il Laboratorio della Memoria, cioè la parte di studio e di approfondimento, si trova nella zona rivolta verso il fronte stradale. Il progetto prevede una biblioteca, con una capienza di circa 45000 volumi e una sala di lettura, posizionate su tre livelli. Attualmente è stata completata la realizzazione dell’Auditorium (duecento posti) nel piano interrato, dedicato a conferenze e dibattiti.
All’ingresso del Memoriale c’è un muro con una grande scritta «indifferenza», che, secondo Liliana Segre, da qui deportata appena tredicenne e fortunatamente sopravvissuta, fu una delle cause fondamentali che resero possibile la tragedia della Shoah. La rampa che accoglie i visitatori gira attorno al muro, facendoli «scomparire» all’interno dell’area.
Il Memoriale della Shoah, con ingresso da piazza Edmond J. Safra, già via Ferrante Aporti 3, si propone come centro di incontro e confronto sul tema della memoria come «impegno civile» e «dovere morale».

Francesca Costantini

Memoriale della Shoah